Il settore del cemento si pone in contrasto con i principi dell'economia circolare
Falso. Il settore del cemento italiano recupera ogni anno oltre il 7% del proprio fabbisogno di materie prime a partire da altri processi industriali, per un totale di circa 1,8 milioni di tonnellate di materia prima naturale sostituita.
Tale recupero può avvenire in sostituzione delle materie prime naturali che vengono introdotte nel processo di macinazione della farina cruda per la successiva produzione di clinker.
Inoltre, la norma UNI EN 197/1 consente di ridurre il contenuto di clinker per unità di cemento, consentendo l’impiego di materie prime derivanti da altri processi industriali. Ad oggi l’apporto di materia, sostitutiva del clinker, per unità di cemento si aggira intorno al 25% e tutta la filiera è al lavoro, per incrementare ogni giorno di più tale sostituzione.
In aggiunta, sono oltre 350.000 le tonnellate di rifiuto sottratte alla discarica o all’incenerimento, in quanto impiegati come combustibili alternativi nei forni per la produzione di clinker, con una sostituzione calorica di circa il 17% ed oltre 250.000 tonnellate di CO2 evitate in emissione, grazie al fatto che tali combustibili contengono biomassa.
E’ dunque costante l’azione e l’interesse del settore ad estendere l’utilizzo di materie prime di recupero, per centrare gli obiettivi europei e contribuire attivamente alla transizione verso una economia sempre più circolare.